mercoledì 30 aprile 2008

Acrostici venali

Sono un mago degli acrostici. Oggi come oggi è inutile che provi a scrivere una classica poesia d’amore: ancora prima di leggerla, lei ti dirà che la sei andata a scopiazzare dal web; se poi scrivi due righe soltanto, dirà che le hai copiate dai baciperugina. La soluzione sono gli acrostici, ovvero le poesie i cui versi iniziano con le lettere che compongono il nome di lei. Lei si chiama Laura? Cinque versi, il primo inizia con L, il secondo con A, e così via. E allora quando ti dirà Dove l’hai copiata? Tu gli dirai Prova a leggere in verticale. Però potresti aver trovato un sito di acrostici: allora mettici dentro qualcosa di specificamente personale (il colore dei capelli, lo sport da lei praticato, il segno zodiacale oppure, se proprio non ti viene niente di meglio, vai con gli occhi…) e vedrai che l’effetto è assicurato. Non ci credi? Dài, facciamo una prova; Ehi Dante, come si chiama la tua ragazza? Ok. Guarda un vero maestro all’opera:
Bianche le tue mani dalle dita allungate,
Eterei e limpidi i tuoi begli occhi;
Accendi, graziosa, l’ardor d’ogni vate
Tal ch’ogni cor d’amor trabocchi.
Rimani. E ti porterò con me tra i nimbi,
In questo notte di stelle luminosa.
Cesserò io di vagare per inferi e limbi
E mi beerò di cantar la tua facie preziosa.
Altro che le tue menate paradisiache. Non ho mica dovuto scomodare quella lagna di Virgilio. Mica mi sono messo a fare un milione di terzine. E poi non stare a guardare la metrica, l’importante è che suoni bene, il tuo obiettivo non è mica di essere pubblicato su un’antologia scolastica. Anzi una certa semplicità rende il tutto più autentico, meno pensato, meno copiato. L’importante è che ci schiaffi sempre dentro la parola notte. Per il resto è tutta discesa. Le rime usale solo se sono difficili (tipo la bellissima coppia vittima, intima, la più bella rima di tutto il vocabolario italiano), ma se devi ridurti a far rimare participi e infiniti, è meglio che lasci stare. Però ti devo avvertire: farle arrossire non ti risolverà niente. Sta pur sicuro che non ottieni niente con una poesia. Quindi se vuoi trarne una qualche utilità, versifica sempre e solo per denaro.

[Racconto di fantasia. Ogni riferimento a fatti, cose o persone realmenti esistenti o esistite è puramente casuale]