martedì 19 agosto 2008

Una rampa di scale

Al lavoro andavo sempre a piedi. L'ufficio era abbastanza vicino casa e così ne approfittavo per fare un minimo di moto. Lungo la strada, passavo sempre davanti a una scalinata che s'inerpicava su un piccolo rialzo del terreno. I gradini saranno stati, a occhio, novanta o cento, ed erano bianchi o, meglio, lo erano stati: ormai erano ingrigiti dal tempo. D'altronde, le molte foglie gialle sparpagliate erano testimoni più che attendibili dell'incuria del luogo. In tanti anni di casalavorocasa, non vidi mai nessuno salire o scendere quella rampa di scale.
Un giorno in cui, tanto per cambiare, non avevo granché da fare, decisi di deviare dal mio solito percorso e salii la scalinata, contando i gradini.
Quando fui al dodicesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, che mi aspettavo. Quando fui al ventiquattresimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, tornare bambino. Quando fui al trentaseiesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, sciogliermi in fango. Quando fui al quarantottesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, nelle spire di un drago. Quando fui al sessantesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, nelle fauci di un leone. Quando fui al settantaduesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, che trattenevo il respiro.
Dopo altri dodici gradini, fui in cima alla scalinata. E diventai silenzio.

domenica 17 agosto 2008

I miei due amici

Ho due amici. Uno si chiama Garamasu. L'altro è conosciuto da tutti come Uomo-Fiume. Diciamo che "tutti" è un termine un po' esagerato, dato che sì e no cinque persone in tutto conosceranno Uomo-Fiume; e di queste cinque persone, uno sono io e un altro è Garamasu.
Garamasu non arriva a mezzo metro d'altezza; Uomo-Fiume invece supera i due metri. Garamasu non è mai troppo contento quando ci vediamo tutti e tre insieme, perché dice che dopo gli fa sempre tanto male dietro al collo. Uomo-Fiume è praticamente trasparente: al posto del sangue ha acqua dolce (se l'acqua fosse stata salata sarebbe stato un banalissimo uomo-mare) e di solito vive sul letto dei torrenti.
Il problema di Uomo-Fiume sono i periodi di secca. E' stato giusto nel luglio di qualche anno fa che ci siamo conosciuti. Lui se ne stava tutto ranicchiato in una pozza d'acqua: era tutto quello che rimaneva di un torrente che l'inverno precedente scorreva impetuoso.
Uomo-Fiume, nonostante il suo nome, non ha simpatia per i fiumi veri e propri perché - mi ha confidato - il loro letto è frequentato da un sacco di brutta gente che scende dagli affluenti più disparati. Invece i torrenti di montagna - dice - vengono giù da piccole sorgenti di specchiata limpidezza e virtù.
Il fatto che Uomo-Fiume viva nei bassi fondali dei torrenti montani spiega perché abbia un vocabolario estremamente limitato, tanto limitato che l'unica parola che usa è impervio: «Oggi mi sa che piove, eh?», «Impervio!». «Ieri sera ho bevuto troppo...», «Impervio!». Qualunque cosa gli dici, lui ti risponde «Impervio!». Per tutte le altre parole usa i gesti. E' fatto così.
Garamasu invece è piccolo e scuro di carnagione e dorme negli alberi cavi oppure nelle fessure delle rocce. Ha un sacco di parenti, tanto che potresti dire che non esiste albero cavo al mondo in cui non abbia dormito un suo consanguineo.
Garamasu è un tipo che ti fa tagliare in due dalle risate. Parla velocissimo e nell'arco di cinque minuti ti spazia da discorsi sull'arboricultura (che per lui è un po' come l'architettura per noi, dato che negli alberi ci abita) alle storielle sconce; sa tutto di zoccoli, schioppi, scorpioni e xilofoni, di echi, fibbie e quarantene.
Potresti stare a sentire Garamasu per ore e non ti annoieresti mai, tanto è vasta la sua scienza. Soltanto Uomo-Fiume si stanca un po', a causa della sua acqua arteriosa che gli gorgoglia nelle orecchie; e così, dopo aver sentito uno dei lunghi monologhi di Garamasu, ha sempre le orecchie stanche e una faccia provata.
Secondo me poi Uomo-Fiume e Garamasu non è che stravedano tanto l'uno per l'altro, però a me non lo vogliono dare a intendere, perché sanno quanto io ci tenga alla loro amicizia. Però io lo capisco ugualmente da come Garamasu si massaggia la nuca mentre cerca di stare dietro ai discorsi che Uomo-Fiume fa a gesti; e lo capisco pure da come Uomo-Fiume intercala distratto i suoi «impervio» durante i profluvii di parole che escono dalla bocca di Garamasu.