sabato 7 febbraio 2009

L'indipendenza di Vitinia

Come riportato da molti organi di stampa, anche internazionali, il 21 novembre Vitinia dichiarerà unilateralmente la propria indipendenza. Nonostante l’assoluto silenzio sulla questione da parte della Farnesina, ormai la questione della secessione del minuscolo quartiere a sud di Roma è cosa nota a tutti.
I primi effetti di questo atto saranno: l’uscita di Vitinia dalla zona euro (l’unica moneta che avrà valore legale sarà il fiorino vitiniese), l’invio di diplomatici alle Nazioni Unite e la statalizzazione di tutti gli istituti bancari presenti sul territorio.
La stazione della metropolitana vedrà l’eliminazione degli attuali tornelli, sostituiti da metal detector: oltre al biglietto, i viaggiatori dovranno mostrare il passaporto o, quanto meno, la carta d’identità valida per l’espatrio.
Un alto muro cingerà l’intero abitato di Vitinia: la struttura muraria sarà fornita dallo stato di Israele che di queste cose se ne intende. I varchi nel muro saranno i seguenti: sottopassi di via Sarsina e di via del Risaro (che di notte saranno però chiusi da grate); Via Grande di Vitinia (un’arteria ancora da costruire che permetterà l’accesso direttamente dal Torrino grazie a un avveniristico ponte lungo 8 chilometri); via del Lago Santo, dove l’attuale pizzeria Re Grano sarà trasformata nella dogana per le merci in entrata e in uscita da Vitinia. Il cavalcavia di via del Risaro sarà chiuso e al suo posto verrà creato un Parco dell’Amore, per le coppiette che vorranno appartarsi, con una bella vista della sottostante ferrovia della metropolitana.
Fra gli altri significativi cambiamenti, ricordiamo che l’attuale numerazione del bus 09 sarà modificata in 1, come è giusto che sia.
Già dai primi giorni di settembre sarà attivo un call-center informativo e sarà in distribuzione un depliant turistico dedicato alle bellezze del luogo e alla ricettività turistica, anche in vista del faraonico progetto di portare il mare a Vitinia, con la trasformazione della piana di Malafede in località balneare. Purtroppo, com’è noto, per la realizzazione di questo progetto i tempi saranno lunghi, anche a causa del prevedibile ostracismo di Acilia, che verrebbe rasa al suolo.

martedì 19 agosto 2008

Una rampa di scale

Al lavoro andavo sempre a piedi. L'ufficio era abbastanza vicino casa e così ne approfittavo per fare un minimo di moto. Lungo la strada, passavo sempre davanti a una scalinata che s'inerpicava su un piccolo rialzo del terreno. I gradini saranno stati, a occhio, novanta o cento, ed erano bianchi o, meglio, lo erano stati: ormai erano ingrigiti dal tempo. D'altronde, le molte foglie gialle sparpagliate erano testimoni più che attendibili dell'incuria del luogo. In tanti anni di casalavorocasa, non vidi mai nessuno salire o scendere quella rampa di scale.
Un giorno in cui, tanto per cambiare, non avevo granché da fare, decisi di deviare dal mio solito percorso e salii la scalinata, contando i gradini.
Quando fui al dodicesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, che mi aspettavo. Quando fui al ventiquattresimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, tornare bambino. Quando fui al trentaseiesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, sciogliermi in fango. Quando fui al quarantottesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, nelle spire di un drago. Quando fui al sessantesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, nelle fauci di un leone. Quando fui al settantaduesimo gradino, vidi me stesso, già in cima alla scale, che trattenevo il respiro.
Dopo altri dodici gradini, fui in cima alla scalinata. E diventai silenzio.

domenica 17 agosto 2008

I miei due amici

Ho due amici. Uno si chiama Garamasu. L'altro è conosciuto da tutti come Uomo-Fiume. Diciamo che "tutti" è un termine un po' esagerato, dato che sì e no cinque persone in tutto conosceranno Uomo-Fiume; e di queste cinque persone, uno sono io e un altro è Garamasu.
Garamasu non arriva a mezzo metro d'altezza; Uomo-Fiume invece supera i due metri. Garamasu non è mai troppo contento quando ci vediamo tutti e tre insieme, perché dice che dopo gli fa sempre tanto male dietro al collo. Uomo-Fiume è praticamente trasparente: al posto del sangue ha acqua dolce (se l'acqua fosse stata salata sarebbe stato un banalissimo uomo-mare) e di solito vive sul letto dei torrenti.
Il problema di Uomo-Fiume sono i periodi di secca. E' stato giusto nel luglio di qualche anno fa che ci siamo conosciuti. Lui se ne stava tutto ranicchiato in una pozza d'acqua: era tutto quello che rimaneva di un torrente che l'inverno precedente scorreva impetuoso.
Uomo-Fiume, nonostante il suo nome, non ha simpatia per i fiumi veri e propri perché - mi ha confidato - il loro letto è frequentato da un sacco di brutta gente che scende dagli affluenti più disparati. Invece i torrenti di montagna - dice - vengono giù da piccole sorgenti di specchiata limpidezza e virtù.
Il fatto che Uomo-Fiume viva nei bassi fondali dei torrenti montani spiega perché abbia un vocabolario estremamente limitato, tanto limitato che l'unica parola che usa è impervio: «Oggi mi sa che piove, eh?», «Impervio!». «Ieri sera ho bevuto troppo...», «Impervio!». Qualunque cosa gli dici, lui ti risponde «Impervio!». Per tutte le altre parole usa i gesti. E' fatto così.
Garamasu invece è piccolo e scuro di carnagione e dorme negli alberi cavi oppure nelle fessure delle rocce. Ha un sacco di parenti, tanto che potresti dire che non esiste albero cavo al mondo in cui non abbia dormito un suo consanguineo.
Garamasu è un tipo che ti fa tagliare in due dalle risate. Parla velocissimo e nell'arco di cinque minuti ti spazia da discorsi sull'arboricultura (che per lui è un po' come l'architettura per noi, dato che negli alberi ci abita) alle storielle sconce; sa tutto di zoccoli, schioppi, scorpioni e xilofoni, di echi, fibbie e quarantene.
Potresti stare a sentire Garamasu per ore e non ti annoieresti mai, tanto è vasta la sua scienza. Soltanto Uomo-Fiume si stanca un po', a causa della sua acqua arteriosa che gli gorgoglia nelle orecchie; e così, dopo aver sentito uno dei lunghi monologhi di Garamasu, ha sempre le orecchie stanche e una faccia provata.
Secondo me poi Uomo-Fiume e Garamasu non è che stravedano tanto l'uno per l'altro, però a me non lo vogliono dare a intendere, perché sanno quanto io ci tenga alla loro amicizia. Però io lo capisco ugualmente da come Garamasu si massaggia la nuca mentre cerca di stare dietro ai discorsi che Uomo-Fiume fa a gesti; e lo capisco pure da come Uomo-Fiume intercala distratto i suoi «impervio» durante i profluvii di parole che escono dalla bocca di Garamasu.

mercoledì 13 agosto 2008

Tra rocce biance (haiku)

Tra rocce bianche,
si piegavano al vento
i ciuffi d’erba.

[A mio padre, che oggi avrebbe compiuto novanta anni]

martedì 12 agosto 2008

Caldo mattino (haiku)

Caldo mattino
Sulla spiaggia assolata.
Un po’ di fame.

[Questo mio haiku è stato pubblicato nell'antologia Oltre l'autunno. Antologia haiku, a cura di Pietro Tartamella, De Art Multimedia 2006, p. 243. Il volume può essere consultato su Google Ricerca Libri]

lunedì 11 agosto 2008

Scene da un centro commerciale

«No guarda, sono sicuro, è qui da qualche parte, gli rispondo io, non è il caso di chiamare la polizia. Se la chiami, per me è finita, non me la faranno più vedere, lo sai pure tu, sai benissimo come stanno le cose. Se tu vuoi andare, vai, non ti preoccupare, ma non mi rendere tutto più difficile. Tanto dove può essere andata? Abbiamo visto le registrazioni delle videocamere: uscita non è uscita, e comunque ormai sono ore e ore che Emilio sta all’ingresso. Sono sicuro, lei sta qui da qualche parte. Adesso che non c’è più tutta la gente di prima, vedrai che esce fuori».
Ma mentre dico tutte queste cose, mentre parlo e straparlo, il cuore mi batte e ho tutta la bocca secca, mi sembra che la saliva abbia smesso di abitare nella mia bocca, parlo, ripeto che sono sicuro, però intanto sento le gambe strane e la pancia mi tira, mi sembra di dover andare al bagno, e poi – ti assicuro, non so proprio come mai - comincio a pensare a Lucy, la sorella di Linus - forse perché sono passato davanti al negozio di gadgets, quello che vende i biglietti d’auguri e la carta da regalo e i cuscini a forma di cuore, e mi sa che in vetrina c’era un poster dei Peanuts - e insomma alla fine l’immagine di Lucy mi si sovrappone a quella di Daniela, e chi se la sente Daniela se viene a sapere quello che è successo oggi, e allora penso a Lucy quando se la prende con Schroeder, sì, dai, il piccolo pianista fissato con Beethoven, che a me è stato sempre abbastanza antipatico e secondo me Lucy faceva bene a trattarlo male; ma per quanto mi riguarda spero che Daniela non venga mai a sapere quello che è successo oggi qui, sennò altro che Lucy con Schroeder, quella non mi permette di vederla più.
Beh, in caso magari potrei dirle che non potevo certo dire di no al mio capo, lo sai che tipo è, no? lì per lì, se tu gli dici di no, sembra che non se la prende, e anzi ti dice, ‘ok, non ti preoccupare, ho pensato che ti potesse far comodo una giornata extra di lavoro, con lo straordinario e il compenso per la giornata di riposo non goduta, però dài, a posto così, non c’è problema’; e quindi pensi che veramente non c’è problema e che è tutto a posto. Ma poi aspetta di vedere la volta che vado a chiedergli qualcosa... E io questo a Daniela glielo dirò sicuramente. Daniela, se al capo gli dicevo di no per sabato, stai certa che la prima volta che gli andavo a chiedere un favore, mi avrebbe di sicuro risposto picche. Sai, una cosa del tipo ‘Volevo dirle che se ci fosse possibilità di fare qualche ora di straordinario io la farei volentieri, sa, la bambina, l’affitto, le bollette, ormai i soldi non bastano mai’ e sono sicuro, ma sicuro sicuro, che lui allora a me – che sto lì con la camicia della divisa tutta sudata sotto le ascelle - risponderebbe ‘ma come, quel famoso sabato ti avevo proposto una giornata extra, con lo straordinario e il compenso per la giornata di riposo non goduta e tu hai rifiutato e lì sì che si parlava di bei soldini in più in busta e ora mi dici così? Comunque se si presenterà l’occasione te lo farò sapere’. E stai certa Daniela, stai certa che gli straordinari non me li avrebbe mai più fatti fare.
Ma intanto lo so che Daniela se ne fregherebbe di tutta questa mia spiegazione, e direbbe Ma come cazzo ho fatto a mettermi con uno come te, che non sa nemmeno dire un cazzo di no a uno stronzo di capo e poi si va a perdere la figlia.
E allora vallo a dire tu a Daniela che io mi sono raccomandato con Cristina di badare alla piccola e che comunque io sarei passato spesso a dare un’occhiata: mica perché non mi fido, avevo detto a Cristina stamattina, ma solo perché tu lo sai come sono fatto io. E allora Cristina mi ha detto che non mi dovevo preoccupare, che potevo stare tranquillo e che potevo passare quando volevo, che a lei anzi avrebbe fatto piacere.
Ma già mi sento Daniela, Beh certo, Cristina ti dice di stare tranquillo… manco te l’avesse detto il padreterno… Te l’ha detto Cristina! e chi sarebbe poi questa Cristina, no, così tanto per curiosità, che a me adesso come adesso delle sciacquette che ti fai non me ne può fregare di meno, anzi ti dirò che quasi quasi mi dispiace per la tua Cristina, ma adesso io voglio sapere perché hai affidato mia figlia a un’estranea senza nemmeno informarmi.
E sono sicuro che dirà proprio mia figlia, perché in questi casi la figlia è sempre e soltanto sua, mentre quando c’è da comprare i vestiti, le scarpette, da pagare le vacanze, allora la figlia è nostra oppure addirittura soltanto mia, mia nel senso proprio di me Luciano. E poi lei lo sa benissimo chi è Cristina; del resto pure Daniela qualche volta che è passata qui al Centro Commerciale ha lasciato la piccola al Baby Parking del secondo livello, e ogni volta lei faceva tutta la sceneggiata con il portafoglio in mano, non so se ti ricordi, sono la moglie di Luciano della vigilanza, e così Cristina diceva Ah sì certo, come no, ciao! e ciao anche a te piccola, e poi, Ma no dai non ti preoccupare, Luciano è sempre così disponibile con noi, non mi devi nulla, figurarsi, è un piacere.
E io proverò a dire tutto questo a Daniela, ma già lo so che io non avrò nemmeno fatto in tempo a iniziare a spiegarle chi è Cristina che lei avrà già cominciato a piangere e allora si siederà sui gradini e io allora proverò a sedermi vicino a lei e proverò a dirle che la polizia sta facendo tutto il possibile e che la piccola deve per forza stare ancora dentro il Centro Commerciale, ci proverò, ma lei neanche mi farà avvicinare e mi strillerà contro vattene brutto disgraziato che mi hai rovinato la vita, ma stavolta giuro che te la faccio pagare, fosse l’ultima cosa che faccio al mondo, spera solo che la ritrovino subito, perché sennò ti giuro, quantevvèriddìo, che questa è la volta buona che t’ammazzo.
E mentre io sto lì a immaginarmi tutta la scena, continuo a camminare insieme a Simone tra i corridoi del Centro Commerciale.

[Racconto di fantasia. Ogni riferimento a fatti, cose o persone realmenti esistenti o esistite è puramente casuale]

mercoledì 6 agosto 2008

Renata

Già soltanto per il fatto che ti chiami Renata mi stai antipatica. Ma puoi chiamarti Renata? Già dal nome si capisce che sei una persona insopportabile. Cambia nome, no? O per lo meno cambia ufficio e non lavorare alla scrivania accanto alla mia; quante scrivanie ci saranno al mondo? Miliardi? E dovevi scegliere proprio quella accanto alla mia? E oltre che mi lavori accanto, oltre che ti chiami Renata, oltre che sei antipatica e insopportabile come solo le Renate sanno esserlo, vuoi anche parlare con me. Ma scusami… io ti ho mai chiesto niente? Un giorno ci siamo presentati; tu mi hai detto come ti chiami e da allora stop, basta, capitolo chiuso. Io ti ignoro e tu ignora me: guarda che non mi offendo.
E invece niente. Io me ne sto alla mia scrivania (pc, portapenne, telefono, cartelle e faldoni) a leggermi o meglio a decifrare uno scartafascio del Ministero mandato a catafascio da un'irriverente tazza di caffé, e Renata (che già solo il nome mi fa salire il sangue al cervello) vuole parlare. Con me.
Che leggi?
Diciamocelo: è insolente quasi quanto la mia vicina che non so neanche come si chiama; però a questo punto comincio a sospettare che si chiami Renata pure lei.
Roba di lavoro, sibilo io.
Accidenti, si è macchiata parecchio, com’è successo?
Unatazzamisièrovesciata, bofonchio.
Che peccato, ma non puoi fartela ristampare?
E tu non potresti farti riprogrammare? Ma dato che sono una persona per bene mi limito a risponderle No purtroppo, è un dattiloscritto in copia unica. Con la coda dell’occhio noto un suo sconcerto, però non saprei dirti se per la sorpresa che esistano ancora dei dattiloscritti o per l’assoluta incapacità di gestire il termine dattiloscritto. per fortuna, lo sconcerto di Renata (madre mia, che cazzo di nome) ha come corollario che il penoso dialogo si arrende, per cedere il passo a un più dignitoso silenzio.

[Racconto di fantasia. Ogni riferimento a fatti, cose o persone realmenti esistenti o esistite è puramente casuale]

domenica 3 agosto 2008

Valle Maira

Uno dei mille motivi per i quali rendiamo grazie agli dei che ci hanno dato i computer è dato dal fatto che i fotoalbum e i blog ci sollevano dall'ingrato compito di vedere e far vedere le foto e le diapositive delle vacanze. Per cui, se tu vuoi farmi vedere le immagini-ricordo delle tue incredibili esperienze vacanziere, mettile su Flickr e dammi l'indirizzo... quando sarò in vena di spararmi sette o ottocento foto del tuo soggiorno a FormenteraRiminiMaldiveCancunViareggio, lo farò: conscio e all'opra ben disposto.
Nella medesima guisa, se tu - giulivo per le quattro doppiomalto che ti sei già tracannato mezz'ora fa - volessi dedicare del tempo a conoscere i dettagli del trekking che ho fatto in Valle Maira (nel cuneese) a metà luglio, puoi leggerti il mio dettagliato resoconto (in formato pdf, con tanto di foto) oppure puoi metterti a sfogliare il mio fotoalbum di circa duecento foto da me scattate in Valle Maira. Colgo l'occasione per ringraziare gli amici del forum Montagna per tutti, per i consigli!

giovedì 22 maggio 2008

Comunicazione di servizio!!!

Ho messo in lizza l'haiku "Sera d'aprile" (postato in questo blog il 22 aprile) per il Concorso Internazionale Haiku 2008 - 2008 International Haiku Contest. Allora, dato che hai tanta buona volontà da leggere questo blog, fai un altro piccolo sforzo: clicca QUI, regìstrati e votami (puoi dare un voto da 1 a 10). Il numero di voti non è vincolante per la giuria, però ha comunque un valore indicativo.
Diciamocelo: se stai leggendo questo blog, vuol dire che hai un sacco di tempo da perdere... quindi se perdi altri cinque minuti per dare un tuo voto al mio haiku, non credo che la tua vita ne trarrà nocumento.

P.S.: nella sciagurata ipotesi che tu possa ignorare cosa sia un haiku, sappi che è un tipico componimento poetico giapponese composto da tre versi di 5-7-5 sillabe:
Se|ra|d'a|pri|le,-Tè|rus|so^af|fu|mi|ca|to.-Quat|tro|chia|cchie|re
(la o finale di russo viene assimilata per sinalefe alla a iniziale di affumicato). Spero di essere stato chiaro... ma anche se non lo fossi stato, tu va' e vota!

mercoledì 14 maggio 2008

La poesia è pericolosa (un racconto patafisico)

“Stanotte i lupi potrebbero scendere in paese recitando versi e recitando versi incantare le greggi, e si sa che se i lupi reciteranno i loro versi i pastori e i loro cani di sicuro s’addormenteranno”.
“Te ne preoccupi troppo tardi. I lupi sono già venuti giù, e tutti in paese si sono chiusi in casa e si sono tappati le orecchie, l’ho visto con i miei occhi: i vecchi con i tappi nelle orecchie e con le mani sulle orecchie dei nipoti e i nipoti piangere; io l’ho visto con questi miei occhi, ma tu dov’eri? io li ho visti con i miei occhi e con le orecchie tappate li ho visti scendere a valle e fare scempio della valle e fare scempio dei loro stessi versi e con i loro stessi versi scempiati annerire definitivamente il tramonto”.
“E il nero e il sangue sono diventati una cosa sola?”
“No, non ancora”.

[Racconto di fantasia. Ogni riferimento a fatti, cose o persone realmenti esistenti o esistite è puramente casuale]